Più in alto
tendiamo portare ogni muto
desiderio perché s’avveri; ma
alle apparenze in coda il male
l’anima accora e la paura
accresce la certezza dell’essere
deboli: la luce si fa terrore
e tenebra la penombra
dimentichi che la terra è madre,
il cielo è madre, madre
il mare e non una d’esse,
anche ad una creatura sola,
giammai negò il suo seno.
Fiumane interminabili
si tengono per mano
e il mondo si rinfranca;
immacolati i cuori,
fratelli nel bene,
s’aprono ai pascoli celesti
e semi e piante ed esseri
viventi uniti cantano
la gioia d’esistere; tracimano
argini, nell’aria esplode
d’Iddio la voce; anche tu ne godi
e finanche il pianto si fa gioia.
Noi incoraggiati e liberi
così in alto reggiamo i fianchi.
Uccelli senz’ali
Giuseppe Ambrosecchia