Sino Polis

Sino Polis

31.03.2009

Oggi è un giorno come un altro; non si sente meglio. Dopo, dormiremo. Il non sapere ha sempre rovinato molte famiglie, ma questo, scusami, non era per dire la mafia, ma di peggio. Dunque, vi siete persi. Non sai a chi credere più, chi erano quelli, dove non sarà meglio andare a bere una birra per dimenticare, dove siamo, e di più, quel che si scorda. Esiste il vuoto dentro di noi. Cosa dovremmo cancellare ancora e per sempre sono i nostri disastri. Quante domande ancora più giù, non si capisce cosa c’è, ehm, dentro il vuoto. Non parlare, per non avere più un’espressione.

Bisogna morte al fascismo, del falso fascismo, cioè non parlare che ti denunciano morto ammazzato, o sarà vietato dire che superato un male nell’io la proprietà artistica è raffinata! Per cui, sei bello. Respira… io pure continuo. Credimi, era un vero confondersi per ritrovarsi, ma talmente in basso era il pensiero ideologico di oggi rispetto a cosa dovrebbe, che ti sorge il dubbio di chi sono le persone. Serve riprendersi la coscienza del quotidiano, di cosa non si sa perché non era successo… chi te lo dice, dove lo vuoi trovare scritto.

Forse nessuno ci ha capito. Nel lessico trovi, ma dove guardi? Prova nel tuo cassetto preferito. Tutti sconfiggono un male, convinti nella lotta, e si perdono. Sono imbroglioni, decapitati i tuoi fans o i tuoi capi… qui è tutto caro, invece, firma buona e originale. Poi fai un po’ tu: chi, come, quando. Tanto saranno abitanti nello stesso posto, pure mio. Il peso, l’odore, le manie, le fobie da sperare, l’eccidio di oggi, un nulla per loro. Si pagherà sempre di più o niente per potere. Sono copie di noi. Se vuoi dimentica, mentre un insetto si dovrebbe prendere a modo come ‘il migliore strumento. Meglio non sprecarsi troppo, ma cosa non ti fa parlare bene di me vuol entrare nelle nostre teste, convinto che nessuno lo veda, per dire cos’è una novità. Aspetterà domani il prossimo eccidio. L’amore muore, novembre che muore. Ciao.

Il classico è l’arte. Lascia andare tutti quei pensieri sulla pancia, per giù sulla scrivania. Un’esemplare convivenza non è: no o sì, è così. Il mare esiste. Cosa si vuol conoscere, cosa non sai, e in più, tu dove eri? Problemi la cui soluzione ovvia non se ne poteva far nulla. Un tempo non esisteva niente, dice. Un’epoca fa non c’era nient’altro che una superficie, due volte un male, però sembra cosa si dice il dolore. Qui da me non esiste un modo per litigarsi. Si sono già perse quelle questioni. La soluzione diventa la via per andare.

Saranno malati che si percuotono, camuffati per sembrare arrabbiati. Le parole sono in una gravità non conforme. L’errore sarà circoscritto. Chi parla è la soluzione o non dire d’altronde ancora la morte, e nessuno dice chi o cos’è lo Stato. Le persone non esistono, ma l’argomento era di stasera… voi siete stati cancellati. Non c’era una soluzione che era la cosa più semplice. Perché. Per tradizione tira lungo dove non c’è niente. Credimi, la soluzione sei tu, o le strade sono già state trovate. Come sei tu il soggetto di cosa stanno parlando, forse!

Il male è il miele. Si vede che mira troppo in basso lo sguardo, o non esiste più spazio vita… di solito siamo già in bene, o sembra tutto passato. Come domani dove ancora venire, ma non si torna mai indietro. Meglio sarebbe dire: hanno sbagliato, domani non risplende di nessuna montagna sarà la vita, la via che arriva e siamo ancora nel male, ancora parole. Non c’è più niente da dire o quei file saranno stati cancellati assieme ai quanti impedimenti per non farli ridire. Umani comunque funzionano in quel punto lì dove non è mai stato possibile. Sarebbero invece quelle cose che non si accettano. Uno spento… che notte buia c’è qui la distruzione, fine della frase. Ora ti dico, non segue un niente. Calmati, sono tutti i problemi. Sono giorni assieme o in sogno, ma sempre i quesiti dell’altra volta. Sei ancora in ascolto o forse ti sei distratto, punto.

Dopo un poco tutto finito. Termina qui, di sicuro qualcuno tace. L’atto che non bisognava fare o le cose che non dicono quelli, ehm, tutti certo lo sappiamo. Ma il saputone è chi, non io o un altro. Ancor oggi questi promiscui promontori di noi, forse hai già capito che sei davvero tu il resto di me, che non parli o non esisti. Era tutto quel che avevi e non l’hai preso. Schiere di umani non hanno mai perso niente di loro. Non credere nel male ma nella sua presenza. Non mi fermerò mai di dirtelo.

Funziona così, non rinnegare mai la fede in Dio e nelle patatine fritte. Sei un ragazzo. Non hai un Synergie, ma solo un Energy poi, chi ti dirà come prosegue la frase: è il male che ti parla, cioè il tuo miglior amico o chissà, chi ti dirà siccome non parli con le A aperte. Cosa può fare un’assenza di Stato? Non è cambiato niente, come cinque minuti fa un incubo. Tante cose da dirti ed è piena d’errori la vita.

Dal peccato non si parla, non si pensa un bene come liberarsi della parte nociva, spiegarsi se cosa si dice giù per strada sarà una parete di sughero, attaccata a una parte di cervello. Il bene e il male come tutte le cose esistono fuori di te, attorno e dentro. Il tuo tempo con chi lo perdi perché non ci sei. Già siamo un prossimo assolto. Non esistono persone libere, non si esiste in una sola forma d’onda o una nota. Quante volte siamo stati attaccati, ancora vogliono sapere di cosa sono sbagliati. Di ladri, di furfanti, di chi soffre perché non si è riusciti anche con la laurea a capire sé stessi. Lo vogliono ancora e sono loro ad avere la colpa o per confondersi, sai il mondo era davvero piccolo.

Ecco sì o no questa sarà la differenza, il prezzo per una vita, la divina luce riflessa nel vetro di una finestra. Non hai mai visto una spora crescere, ancora tabù e idiozie come se eliminare il problema cancella la fonte, solo aria fresca costa quanto la sorgente della felicità o il termine delle bugie e ancora silenzi, più bestemmie lavate a mano dalla pioggia, oltre a cosa dovevi fare tu, lo costruisce un altro. Credo nella musica non nel suicidio di massa, quanto goffa la normale falsità degli umani quel che vedi e basta, ma la forza della solitudine, del saper restare soli è molto più grande e lunga, dove si dice ti assicuro è falso il vero oscurato, cosa sembra orale non era parola ma azioni contro o per te. L’irriverente aria fresca, ricordi di un’epoca sbagliata già esistita. Ricordi o hanno da dire anche su questo, tutti dicono ch’è ‘il passato ma serve ancora oggi per qualcosa, deve restare anche per ch’è troppo forte, anzi aperta la ferita o l’incidente, non c’è la farai nemmeno a parlare, ti sono mai venuti a uccidere in sordina? Sì, tacerai poi non è più il tempo di una volta. Dal carcere ti diranno su come non si possono chiamare gli errori assieme al Sole di oggi, o lo stesso come sempre voleva passare per un altro, e incolpava a uno che non c’entrava niente… non si può godere di nulla? Dì al vicino c’era venuto a chiedere, domani è lo stesso. I ricordi del passato, l’amore, la passione, la musica persi nel tempo, più le perdite di tempo.



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