Su di te dorme il giorno del sorriso;
stenta il sole della marina e le selve
tengono il tramonto sulle montagne
che guardano i versanti ai mari;
si raccontano i castagni ai pini
e nell’aria riecheggia la scure
dalla boscaglia che gli antichi fece
grandi armatori e servi dei romani.
Lassù svetta il pino silano
e l’aria gela sulla pelle mentre
dagli aghi gocciola la brina
come il pianto delle donne
sulle ali migratorie dei loro figli.
Non ricordi? Il latte appena munto
sul fornello? la nonnina sfarinare
il chicco del caffè col vecchio macinino
a manovella stretto al petto?
quegli aromi del mattino
sparsi nel tempo senza fine?
Nell'antica terra di Calabria,
tra gli ulivi silenziosi, è muta
a voce degli avi e dei parenti;
ridotta la conta d’ogni giorno,
singhiozzano tra le frasche
di una nuova potatura.
Cresce invece l’opera incompiuta
ai piani alti ove credeva il genitore
d’ascoltare un dì le voci festanti
dei nipoti ormai stranieri.
E’ lì, negli occhi vuoti dei palazzi,
sul Piede, che lacrima da tempo
il figlio di un’Italia dimenticata;
è lì che, ingiallita, sventola
la bandiera bianca di una nazione
e il gelo della tramontana disperde
il pianto amaro solo degli sconfitti.
Gente di Calabria
Giuseppe Ambrosecchia