Crepita la legna nel camino
e la fiamma tremolante si ravviva
ai piedi del divano lì di fronte;
(un braccio intorno al collo)
pende la mano sul suo seno:
distratta, si culla col respiro
sobbalza ogni tanto al suo sospiro.
Un vaso di cristallo a centrotavola
riprende dal fuoco e mi fa gioco;
scherza con le ombre tutt'intorno
e ruba dai miei occhi la sua presenza
Vedo come ieri e l’altro prima
parvenze di passanti sempre in corsa;
ognuno alle stanghe si trascina
un carro traboccante di macigni
col rischio di schiacciare chi li porta
lontano non sa dove e tutti in coda.
Mi vedo tra di loro messo in fila
stentare la fatica che m’uccide;
sento la certezza sulla pelle
e la fine di questo viaggio più vicina.
Nulla lascerò alla mia donna
di ciò che questa vita mi produsse;
ma a lei e ai figli che ho amato
la fiamma che non brucia questi fogli,
l’amore che si spande dalle braccia.
Saranno queste righe la mia brace
e in essa voi, frutto del tempo
che mi manca, nudo il mio corpo riporrete
nel grembo della madre senza pianto
perché l’orma vera troverete
del passo che non lascio tra gli oggetti.
Intimità
Giuseppe Ambrosecchia