Ci ritroveremo, l’un l’altro di fronte,
con gli occhi stanchi di spiare
tra le rughe i segreti
che il tempo ha cancellato.
Se prima non tacerà la mia
o la tua voce,
muti, ascolteremo parole non pronunciate,
forse sconosciute o mai capite;
limpide verranno a noi per essere;
e, in noi, anche il conforto
che non avemmo.
Molti furono gli arrivi mai raggiunti;
attratti alla meta con l’inganno,
non tutti ambiti e forse mai sognati,
viviamo tra il dubbio del volere
e l’incertezza del raggiungere.
Chi di noi due l’avrà voluto
nessuno lo saprà;
né d’uopo o d’aiuto sarà conoscere
colui al quale addossare la colpa.
Quanti talenti sono stati spesi
e quanti rei abbiamo assolto!
Nessuno mi sarà più caro e nulla
maggior rimpianto della vita
che ho dissipato;
eppure, niente rinnego
del mio passato
anche se dolore tanto mi procura.
Inchinati, davanti all'ara,
ci aspetta un Dio;
una nebbia profumata
spargerà intorno per assopire
l’anima ribelle e perch’io colga
quella quiete che, pur cercata,
non ho mai trovato: in fine
noi slegheremo il vincolo mortale
forse per un’altra meta,
o, per l’ultima volta,
per un altro fosso?
Senilità
Giuseppe Ambrosecchia