La solitudine di Angela

La solitudine di Angela

Angela se ne stava seduta, non sopra un morbido divano ma sopra un grosso tronco di legno, con la schiena appoggiata al muro di casa, dove l'ombra era veramente ristoratrice in quel caldo giorno di Luglio, mentre il sole picchiava nell'aia e rendeva ancora più evidente la sua solitudine e la malinconia di giovane donna insoddisfatta a causa del suo affrettato matrimonio con Fazio, al quale non aveva saputo opporsi per le ricorrenti insistenze dei suoi genitori, amici e parenti e la prospettiva di un buon partito.
Le sue gambe incrociate, una sull'altra, e lo sguardo perso nella lontananza, Angela si dondolava, mentre il piede sinistro batteva a ritmo lento per terra, facendole compagnia. Nessun trucco sul suo viso, abbronzato dal continuo contatto con il sole, ma perfetto per l'armonia dei suoi lineamenti, e su cui facevano bella mostra gli occhi, intonati con i suoi capelli dello stesso color castano. D'altra parte non ne sentiva proprio il bisogno.
«Certo, domani o altrove il mio avvenire potrà essere più incerto, più cupo. Forse dovrò scordare il sole di questa collina ed accettare le nebbie frequenti di un'altra parte d'Italia», così pensava Angela, mentre con lo sguardo era alla ricerca di quell'itinerario programmato nel tempo, sin dalla giovane età, un percorso fissato nella sua mente con le varie tappe di un lungo cammino, anche difficoltoso, sicuramente incerto, ma fatale, inevitabile.
La guerra era appena finita. I magazzini di derrate alimentari erano stati scassinati e svuotati. Gli aerei, che, con la velocità del fulmine, avevano rovesciato sulle stazioni ferroviarie, distanti, in media, l'una dall'altra una quindicina di chilometri, lungo il litorale, grappoli di bombe di tale potenza da ridurle, al loro impatto, in macerie, quasi da farle scomparire nei grandi crateri che le stesse bombe producevano, avevano cessato ogni bombardamento e con essi era finito il ritmo martellante, puntuale con cui, ogni due minuti, sbucavano dal mare, non visti, e scomparivano dietro le montagne. Per i tedeschi, che avevano preso posizione su alcune alture, la loro ritirata si era resa inevitabile, lasciando agli Alleati, sotto la pressione costante e devastante dei bombardamenti, via libera per l'avanzata verso la liberazione dell'Italia.
Angela aveva assistito palpitante allo scorrere maestoso della colonna corazzata, preceduta e protetta da un manto di aerei ed elicotteri degli Alleati che si avviavano verso Salerno e Napoli, alimentando in tutti la speranza ed un immenso desiderio che facessero dimenticare definitivamente i disastri e le sciagure di una guerra disumana. Aveva ricambiato gioiosamente, sventolando un fazzoletto e con la certezza in cuor suo che un giorno anche lei sarebbe risalita da quella stessa strada rotabile verso una città qualunque, il saluto di quei soldati che, dai blindati o dalle camionette, mandavano baci festosi al suo indirizzo.
Ora sotto i suoi occhi scorrevano le immagini di una vita senza significato, senza interesse ed il suo cuore si allontanava attaccato a quell'illusione della scoperta di un nuovo mondo. La sua ansia, il desiderio, il sogno di quel nuovo mondo sembrava essere ostacolato, annientato dal matrimonio precedentemente contratto con Fazio.
La più bruciante delusione per Angela era di non poter parlare con nessuno, ma era certa in cuor suo che un giorno anche lei avrebbe messo fine alla sua solitudine. Considerava e comprendeva perfettamente tutti i problemi ed anche i mutamenti che ne sarebbero derivati alla famiglia con la sua partenza, con l'abbandono di quei luoghi semplici e nello stesso tempo mortificanti, mancanti di socialità e d'interesse umano. Il suo avvenire sarebbe stato differente, migliore del passato. Almeno questi erano i sogni ed i suoi desideri, miraggi e brame d'idilliaca felicità che erano tutti da realizzarsi e per niente immediati e sicuri.
Tra infinite speranze di lavoro e di progresso, che certamente si trovavano in luoghi lontani, Angela continuava ad aspettare che la sua situazione si modificasse.
Ma Angela era già sposata con Fazio il montanaro, che possedeva tanti animali che avevano, a sua volta, altrettanto bisogno di pascoli e non di fabbriche, case e cemento. Al solo pensiero del suo matrimonio, ai momenti d'incrollabile fiducia si sostituivano tempi lunghi di scoramento totale che le designavano un'esistenza obbligata sulle alture.
«Non sarò mai ricompensata del mio inutile tempo trascorso su questa collina, dove la nostalgia mi assale ed il pensiero è continuamente alla ricerca d'immagini peccaminose, ma di scarsa soddisfazione sessuale», disse Angela a se stessa, questa volta a voce chiara, fingendo di ignorare la mamma ed evitando con accortezza di interloquire con lei.
Continuò: «Sembra di trovarmi in un convento e di essere una suora con il continuo desiderio del peccato carnale, di trovarmi davanti ad un cocktail, una miscela d'amori, di perbenismo e di desideri scomposti. Ed il mio principale passatempo giornaliero diventa quello di far vagare il pensiero nei meandri dei più appaganti desideri».
Disse ancora lentamente, rifiutando ogni immagine degli animali di Fazio, vaganti liberi nei pascoli che avvicinano alla natura ma rendono sempre più triste chi nei pascoli gli animali vi accudisce: «E1 una situazione che mi ostacola, che mi crea problemi, distrugge il mio avvenire».
Angela non riusciva a districarsi, a dare un taglio al suo passato. Forse non poteva, costretta da usi e costumi millenari. Si scervellava, s'interrogava, cercava una spiegazione almeno soddisfacente e rassicurante.
«È giusto che io mi sacrifichi?».
È una domanda che rimarrà senza risposta per un bel tempo. Il cammino di Angela sarà lungo e tortuoso. L'orizzonte, che dalla sua masseria osservava insieme ai pensieri, di là del mare, oltre l'infinito, indicava più di una direzione, verso Milano, Roma, Como, ma con nessuna di queste sarebbe risultato facile l'abbandono di quei luoghi.
Da molti anni Angela cercava delle coincidenze, dei segnali che indicassero per lei un nuovo orizzonte temporale che la trasferisse in poco tempo verso una meta lontana dalla masseria dello Sparviero.
Quello di Angela era stato un passato ben determinato. Il futuro invece era tutto da scoprire. La vita lassù era veramente magra, quasi animalesca, ed una fuga sembrava rendersi inevitabile per lei. Non si poteva dare nessun significato logico alla sua permanenza, allo spreco di una vita d'attesa insignificante, senza sviluppo economico e culturale, ma soprattutto senza contatti, senza discussione alcuna con i propri simili dei pregi e difetti appartenenti a se stessa e agli altri.
Angela desiderava un mutamento immediato, repentino, che significasse stabilità e certezza per il suo avvenire e quindi ricerca di lavoro remunerativo, condizioni di vita diversa, tutto ciò che potesse contribuire a modificare il suo stato attuale.
Il suo presente sembrava volerla smentire e le continue, ricorrenti prediche di sua madre, che non tralasciava mai di ricordarle i doveri coniugali e le leggi morali, erano indirizzate esclusivamente ad avere il sopravvento sulla sua caparbietà.
«Vuoi spiegarmi cosa intendi fare?», disse la madre, che gironzolava nel piazzale antistante la masseria.
«In primo luogo, tutto quello che so e tutto quello che voglio è andarmene, volare», rispose la figlia «e poi che mi sia lecito decidere e scegliere il mio avvenire con l'uomo che amo. Le tue teorie, basate tutte su conoscenze locali, le spiegazioni, le difese di un mondo sorpassato dalla realtà, non hanno per me nessuna consistenza. Difficilmente possono far presa nei pensieri e far modificare la mia convinzione».
Intelligente, precisa, puntigliosa la bella Angela.
«Il tuo atteggiamento è sbagliato», disse la madre.
Ed Angela di rimando: «le tue osservazioni puramente inutili».
«Ogni individuo, dalla nascita alla morte, ha il dovere dell'onestà, del rispetto verso gli altri. In altre parole il tuo comportamento è in conflitto con la bontà di Fazio», riprese la madre senza neanche una pausa.
«Per quanto riguarda la bontà o la comprensione di mio marito, è tutto da dimostrare. Per ora possiamo soltanto affermare che lui non sa niente. Dubito fortemente che tu possa capire ciò che accade al di fuori di questo mondo circoscritto», rispose la figlia, delusa non tanto dell'incomprensione quanto dell'attaccamento alle convenzioni che difendevano il matrimonio e negavano tutte le valutazioni contrarie che ne potessero sminuire il legame o svalutare lo stesso istituto del matrimonio.
«Sei soltanto una irresponsabile», borbottò la madre. «Guardo solo lontano, al mio avvenire», replicò la figlia.
«Nel passato ho sognato, sospirato. Ora è tempo di agire per un mio miglioramento personale ed il signor B, oltre all'attrazione che sento, è un'ottima occasione di cambiamento, di capovolgimento della mia misera condizione di perpetua solitària.»
«Credo sia meglio trovare un accordo con la tua coscienza prima che la situazione diventi incontrollabile», disse la madre che, intanto, si asciugava alcune lacrime.
«Ed io ritengo che il mio comportamento sia dettato solamente dal cuore e dalla passione», rispose immediatamente la figlia.
«Non più tardi di qualche anno fa, tu hai sposato Fazio con l'impegno di una fedeltà perenne e di una dedizione incondizionata. E' questo che hai promesso davanti a Dio e davanti agli uomini», disse di rimando la madre che non voleva tacere per nulla al mondo.
«Sembrava», continuò, «che tu, allora, dovessi essere una sposa felice, ed invece ora sei considerata per me, ed in futuro per gli altri, un'infedele che abbandona il marito e fugge con un altro.»
«Non vedo proprio il motivo per cui solo in questi paesi, o meglio solo su questi monti, si debba fare tanto baccano per una semplice separazione, che d'altronde deve ancora avvenire», disse la figlia, «e che, forse, potrebbe non avvenire mai. Potrei fare l'amante, ma sarei soggetta a paure e forse pagherei con la mia stessa vita un'infedeltà al posto di una normale separazione che nelle città è normalmente accettata.»
«Lo so, lo so bene, forse tu lo fai già l'amante ed è per questo che io ho paura», rispose la madre. «L'arrivo programmato del signor B non è mai casuale, anzi...Non c'è bisogno di spiegazione alcuna. La mia è un'intuizione più che esatta e tu non puoi negare niente.»
L'ansia di Angela cominciava a crescere, ma, pur essendo vero ciò che sua madre le rimproverava, lei voleva fare apparire la visita settimanale del signor B come pura coincidenza.
«Tutto ciò che conosco del mondo, al di là di questa splendida veduta, lo conosco con la fantasia. Ritengo necessaria un'esperienza diretta oltre i confini di questa collina, dove ho trascorso gli anni più belli della mia vita. Basterà partire e ricominciare lontano.»
Angela era decisissima a troncare con il passato.{fastsocialshare}



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