Sei qui:  Home | Sed etiam Poesie | Di Salvatore Messina
Zeroquarantotto

Zeroquarantotto

C’è il fiore nel vaso al davanzale;
tese ad abbracciare il rimpianto
di quanto hanno perso.
rinsecchiti, intorno, gli alberi
ostentano braccia scarnite

Io li guardo stordito; un velo
di fredda pioggia mattutina
si stende sulle mie pupille:
senza certezze, nel pianto
realizzo la gioia del sogno
di vivere un altro giorno.

Siamesi al parto, ora vedo
che si tengono per mano;
uno il cuore che in silenzio batte
per l’una e l’altra intende
a parlare tra di loro
raccontandosi la stessa storia
che hanno vissuto insieme e felici
di sapere che prego perché
il Creatore le sostenga entrambe
e la fine tardi a prendersi
quell’alito di vento
che da una sola bocca
la vita e la morte, prima o poi,
dovrà portarsi via.

Intanto il dorso della mano
accoglie nell’ora che passa
la gioia che dagli occhi
pian piano poi dal viso
lentamente si perde e cade:
con l’identità di un numero, forse,
una folla oggi fa la stessa cosa.



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